The Last Before 2012

 

Questa la locandina per la serata di Capodanno all’Emerson. Doveva essere qualcosa sulla fine del mondo, 2012, maya, morte, male, barakus. Mentre cercavo di immaginarmi la fine del mondo mi è venuto in mente Godzilla, ma era troppo datato come immaginario e i mostri come lui non fanno più paura; allora ho sintetizzato uno dei miei incubi ricorrenti: Hello Kitty. Il consumismo compulsivo e idiota che ti spinge ad attaccare un pupazzo osceno sul vetro della tua auto,  potrebbe essere benissimo l’innesco di un’ipotetica fine del mondo; anche lei nata dall’immaginazione perversa dei nostri amici Nipponici si candidava alla grande a prendere il posto del beneamato Godzilla. Quindi eccovela, tamarra e gigantesca che devasta la città. Per ambientare il tutto ho provato a richiamare le locandine giapponesi; la scritta è un prodotto di google translate, che sarà sicuramente sbagliata ma poco importa, tanto quello che conta è la forma (in questo caso almeno).

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Impressioni sotto il cielo di Berlino

 

Dicono che la mia sia la generazione della grande diaspora. Non si fa che parlare della famosa “fuga di cervelli” e tutti hanno chiaro quali siano i motivi che spingono i gggiovani a lasciare l’Italia per cercare fortuna all’estero. Io non sono un grande viaggiatore, vuoi per indole, vuoi per scelta, ancora il mio cervello non ha mai fatto grosse scappatelle. La cosa che ho notato però, è che i cervelli dei miei amici lontani si sono condensati tutti in un punto: Berlino.
Una sorta di diaspora rovesciata, in cui le persone, invece di disperdersi partendo dal medesimo posto, tracciano traiettorie eterogenee per ricondensarsi compatte, in una sola città. Essendo io uno dei pochi esseri umani che ancora non ci era andato, mi ero costruito una sua immagine artificiale fatta dai racconti e dalle visioni di persone che ci vivono o ci hanno vissuto. Il risultato era una sorta di Atlantide, in cui l’amore cadeva dal cielo in grappoli voluttuosi, sorretta dalla mano benevola del welfare tedesco. Dato che la suddetta immagine mi suonava un po’ posticcia, ho trovato il modo di farci un giretto, insieme a mio fratello, approfittando vergognosamente delle risorse dei miei amici berlinizzati. Quello che segue non vuole essere un report dettagliato della mia ricognizione, del tipo “questo sono io che bevo la birra sotto il palazzo della Sony”, ma un insieme di spunti di riflessione, o di tracce che mi hanno colpito e fatto pensare.

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Se Fossi Foco Amerei Firenze


Le città si sa sono materia ambigua, contorta, caleidoscopica. Non sono fatte solo dai muri, dalle strade o dai palazzi che, muti, le osservano. Sono piuttosto un prodotto alchemico, uno strano sciabordare di flutti, un tramestio di punti di osservazione e di sensibilità; la loro immagine è prodotta dalla visione sovrapposta di coloro che le abitano, ci si muovono dentro, ne fanno parte. Vanni racconta Firenze riuscendo a scollarla dalla sua immagine patinata, finta, immobile e stantia di città d’arte, museo a cielo aperto dove fare pascolare orde di turisti inebetiti al consumo coatto. Ci riesce attraverso una staffetta narrativa coinvolgente e suggestiva, fatta da infiniti e distanti punti di vista, che si rincorrono senza soluzione di continuità sulla mappa sgretolata e complessa di una città viva, dove muri e strade parlano una lingua meticcia, stratificata lembo su lembo, come la storia che racchiude. Attraverso una prosa fluida e suggestiva, i personaggi che abitano le pagine di questo libro acquistano rotondità e spessore, riesci a vederli muovere dentro i loro pensieri, lanciati su un piano condiviso come vettori che rispondono a regole solo e soltanto loro. Ma questo basta a comunicare l’immagine di una città, che chi ci vive o ci ha vissuto non può non riconoscere come autentica, anche se a tratti scomoda, oscena e a volte misera. Vanni è di Firenze, e questa città la sa amare, perchè tra la righe ho riscoperto lo stesso sentimento che alberga dentro di me, ambiguo e incomprensibile come solo l’amore sa essere.  “Se Fossi Foco Arderei Firenze” è un libro potente e pieno di suggestioni, che anche se sembra voler affondare questa città meschina nella sua boria e nella sua ipocrisia, in realtà la salva e la rende umana.

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Supernatural Skills

L’autunno non arriva ma le brutte notizie si. Ci hanno da poco comunicato che il nostro ricorso in cassazione per il processo di occupazione del CeccoRivolta è andato molto peggio di quanto avevamo preventivato. Il Giudice comunista non solo ha respinto la nostra istanza di riesame ma ha anche invalidato la sentenza di appello che aveva notevolmete ridotto la pena pecuniaria a cui eravamo stati condannati, riesumando la condanna di primo grado. In conclusione, tra nicchere e nacchere, avvocati, ricorsi e quant’altro, dobbiamo sborsare quasi 15.000€ entro pochi mesi.
Il manifesto che ho pubblicato qui sopra pubblicizza una delle prime serate in cantiere all’emerson per raggiungere il cospicuo gruzzoletto. a questa ne seguiranno altre, quindi se volete darci una mano, stay tuned e fate girare.

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Comma ammazza-blog: un post a Rete unificata

Due giorni fa su twitter è girata una domanda: cosa possono fare tutti coloro che non possono andare al Pantheon a Roma il 29 settembre per manifestare il proprio dissenso contro il comma del ddl di riforma delle intercettazioni ribattezzato “ammazza-blog”? Così è nata l’idea di pubblicare uno stesso post “a rete unificata”, un post che spiega quali sono le implicazioni e le conseguenze dell’approvazione di quel comma, per diffondere consapevolezza dei rischi a cui la rete italiana va incontro e non per solleticare l’indignazione facile.

Una volta condiviso il testo è possibile segnalare il proprio post in un tumblr predisposto per l’occasione.

Questo il testo, la cui versione integrale si trova su valigiablu.it, di Bruno Saetta.

Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.

Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.

Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.

 

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#ioricordo Genova 2001

Sono passati dieci anni da quei giorni, e io non ricordo tutto, ma alcune cose le ricordo bene. Io avevo da poco occupato una casa, insieme a quelli che diventeranno i compagni di una vita. Eravamo stati a Davos, a Napoli, cavalcando la grande onda di proteste che da Seattle si era sollevata sul mondo. Eravamo giovani e ci sentivamo parte di quell’onda, perché eravamo stufi di subire, eravamo stufi di giocare in panchina. A Napoli era scoppiato un casino, ma noi non eravamo scappati, come nessuno di quelli che erano in piazza con noi. Rimanemmo li, faccia a faccia con i celerini, non avevamo paura ma solo rabbia da donargli. Sembrava più un videogioco, se ti beccavano avevi altre due vite a disposizione e il rischio valeva la candela.

Nei mesi precedenti “il grande assedio di Genova”, tutto il movimento ferveva di preparativi e discussioni, si ragionava di spezzoni, di pratiche e di politica, cercando di capire quale era il nostro posto nel mare di sigle e movimenti, che da ogni dove si preparavano alla battaglia. Purtroppo eravamo troppo giovani per annusare il pericolo, per comprendere il quadro, volevamo tutto e ci sembrava che nessuno ce lo potesse impedire. Le mille assemblee e riunioni, spesso totalmente cieche e quasi completamente autoreferenziali, i discorsi da bar, le storie epiche di un passato che non ci apparteneva ma che sentivamo nostro, appaiono ai miei occhi come una foto antica, quasi surreale, in cui la realtà era plasmata dal desiderio, in cui ogni evento era letto dagli occhi di un innamorato, incapace di distinguere, accecato dall’ardore. Continua a leggere

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Drive-in gelosia

Questo il logo che ho realizzato per il progetto di Drive-in Itinerante che da qualche tempo anima le nottate della periferia fiorentina. Un gruppo di pazzi furgonati occupano parcheggi, spiazzi, campi e giardini pubblici ai margini della città, istallando lo schermo su un furgone e proiettando film “d’avanguardia”. L’audio viene trasmesso tramite un trasmettitore radio in modo che gli utenti possano sentire il film dentro la loro macchina senza disturbare la quiete pubblica, squottando per poche centinaia di metri una stazione radio mainstream.  Il carrozzone è dotato anche di bar con tanto di cameriere coi pattini che accorrono quando sfanali dall’abitacolo, performance radiofoniche negli intervalli e pomiciate dietro i parabrezza. Gli appuntamenit vengono trasmessi stile rave-party, tramite sms-infoline e pubblicando il luogo poche ore prima dell’incontro sul loro fantastico blog, dove troverete anche anche deliri culturali di ogni genere, dal rap fatto in casa, fino a filippiche sociopoetiche.  Lunga vita al Drive-in Gelosia.

 

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DARG TEAM – arabian rap dalla striscia di Gaza


Questa la locandina fatta in fretta e furia per promuovere il concerto. Se volete maggiori informazioni potete andare sul sito dell’emerson e trovate anche i link del progetto per ascoltare la loro musica. Serata straconsigliata anche se di mercoledì sera.

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Do it your trash 3.0

In mostruoso ritardo, ho finalmente definito l’immagine coordinata per la terza edizione di Do it your trash. qui sopra trovate l’immagine dl manifesto. e qui tutte le cartoline coordinate. Stiamo redigendo il programma definitivo della tre giorni e presto lo troverete sul blog. per adesso segnatevi la data.

 

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War? Boredom? there’s always a good reason to leave.


queste sono due manifesti 50×70 che ho fatto per il corso di educazione visiva. non sono ancora molto convinto del testo, ma per il momento è il migliore. Ringrazio tutti i debugger che ho coinvolto durante questo parto, che mi hanno dato un contributo sostanzioso nel rendere presentabile la mia idea. se vi viene in mente un pay-off migliore non esitate a proporlo.

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