Se Fossi Foco Amerei Firenze


Le città si sa sono materia ambigua, contorta, caleidoscopica. Non sono fatte solo dai muri, dalle strade o dai palazzi che, muti, le osservano. Sono piuttosto un prodotto alchemico, uno strano sciabordare di flutti, un tramestio di punti di osservazione e di sensibilità; la loro immagine è prodotta dalla visione sovrapposta di coloro che le abitano, ci si muovono dentro, ne fanno parte. Vanni racconta Firenze riuscendo a scollarla dalla sua immagine patinata, finta, immobile e stantia di città d’arte, museo a cielo aperto dove fare pascolare orde di turisti inebetiti al consumo coatto. Ci riesce attraverso una staffetta narrativa coinvolgente e suggestiva, fatta da infiniti e distanti punti di vista, che si rincorrono senza soluzione di continuità sulla mappa sgretolata e complessa di una città viva, dove muri e strade parlano una lingua meticcia, stratificata lembo su lembo, come la storia che racchiude. Attraverso una prosa fluida e suggestiva, i personaggi che abitano le pagine di questo libro acquistano rotondità e spessore, riesci a vederli muovere dentro i loro pensieri, lanciati su un piano condiviso come vettori che rispondono a regole solo e soltanto loro. Ma questo basta a comunicare l’immagine di una città, che chi ci vive o ci ha vissuto non può non riconoscere come autentica, anche se a tratti scomoda, oscena e a volte misera. Vanni è di Firenze, e questa città la sa amare, perchè tra la righe ho riscoperto lo stesso sentimento che alberga dentro di me, ambiguo e incomprensibile come solo l’amore sa essere.  “Se Fossi Foco Arderei Firenze” è un libro potente e pieno di suggestioni, che anche se sembra voler affondare questa città meschina nella sua boria e nella sua ipocrisia, in realtà la salva e la rende umana.

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