In queste ultime settimane ho trascurato un pò questo blog, soprattutto perchè dopo un anno di lavoro davanti ad una macchina, con il caldo che c’è fuori, non ho molta voglia di finirmi davanti ad uno schermo. Spero che i mei 4 lettori non me ne vogliano. In compenso ho girellato un bel pò e ho letto molte pagine e la cosa mi ha rilassato non poco. In attesa di partire per la Grecia volevo scrivere una breve recensione sulla “festa della musica” di Chianciano Terme, mio paesino natale, che ormai è arrivata alla sua quarta edizione. Non starò qui ad attaccarvi pipponi specifici sui concerti (molti anche belli) della kermesse, ma sulla modalità con cui viene costruita, che supera di gran lunga d’importanza “la qualità culturale” dell’evento in se, specialmente per una realtà provinciale come Chianciano.
Io in questo ameno paese “specializzato nella cura del fegato” ci ho passato i miei primi 18 anni di vita. Li ci ho costruito tanti rapporti, molti di essi fondamentali, altri solidi come l’acciaio; e anche se da più di 10 anni vivo la mia vita da inurbato a Firenze, spesso ci torno, perchè a mio modo amo quelle colline e non posso starci lontano troppo a lungo; e così fanno i miei amici di là: Chianciano è una boa per tutti noi, anche se siamo lontani mille km a cercare le nostre rispettive felicità, un giro li intorno ce lo facciamo tutti, anche solo per rinfrescare i legami e farsi attraversare da un pò di nostaglia per i pomeriggi infiniti della nostra adolescenza.
Scusate se vado per la tangente, il punto era un altro. il punto è che in provincia non succede niente; specialmente d’inverno, specialmente se sei giovane e vuoi mettere le mani ovunque. Noi ci arrangiavamo, che fare ce lo inventavamo, siamo cresciuti sani e siamo cresciuti insieme. Ma spesso l’assenza quasi totale di stimoli ti porta all’apatia e l’assenza di prospettive ti spinge a buttarti via o a cercare la vita da un’altra parte.
Chianciano T. e un pò tutta la provincia di Siena, esce bella grassa e in salute dal boom degli anni 60 e si gongola nel benessere fino all’arrivo degli anni 80, quando lentamente tutto sembra rotolare nel fango. Nel farlo, lentamente si è trascinata dietro la rete di relazioni che facevano forte la sua comunità lasciando spazio ai “nuovi valori” della nostra italietta, basata su individualismo, dandysmo e cricche di furbetti. In questo panorama desolato più di dieci anni fa avvenne l’incredibile. In una frazione di Montepulciano, Acquaviva, un paesino di 2000 anime, alcuni ragazzi illuminati fondarono un collettivo, il Collettivo Piranha. La cosa strana, ai tempi, era che questo collettivo si riuniva per “fare” qualcosa insieme, senza che nessuno gli avesse chiesto niente, senza che il comune, la regione o qualsiasi altra istituzione avesse mosso un dito. Il collettivo pirania era composto dai giovani abitanti di Acquaviva. Il loro percorso nasceva da un’esigenza reale, fare accadere qualcosa dove non è mai successo niente, nasceva dalla necessità collettiva di riempire un vuoto, e di farlo li, nel nulla, per farlo diventare qualcosa e farlo crescere. Fra di loro c’era chi aveva fatto altre esperienze in posti dove l’autorganizzazione esisteva già, ma la maggior parte di loro non pensavano neanche fosse possibile. Organizzarono una festa nei giardini del paesino, la chiamarono “Live Rock festival of Beer”. Dopo 10 anni e più, quella piccola festa è diventata un evento importante, dove girano artisti seri e pacconi di soldi, ma delle cose non sono cambiate. L’anima di quella festa è sempre il collettivo pirania, e il posto in cui si svolge sempre lo stesso, i giardini di Acquaviva, perchè non c’è nessun’istituzione in grado di amare un percorso come coloro che lo hanno cresciuto, ci si sono sbattuti per anni, con molti sacrifici, ogni anno un pò più grande, un pò più forte, un pò piu bello e partecipato. E mentre questo festival di provincia cresceva, cresceva anche il collettivo, si faceva forza su nuovi legami, costruiti sul fare e non sul consumare, sulla partecipazione e la passione di avere per le mani qualcosa di vivo e di vero. Con il festival è cresciuta tutta la comunità di Acquaviva, ricostruendo relazioni la dove c’era solo deserto. Ma questo collettivo non ha fatto solo la felicità della sua gente, è diventato esempio, ha fatto scuola, è stata l’immagine lampante che “si poteva fare” e così è stato. Più di quattro anni fa a Chianciano è nato un collettivo, il collettivo Fabrica, che ha innescato lo stesso meccanismo virtuoso fra la comunità dei “colli torti” e così è successo in molti altri paesi della zona. Questi collettivi non gareggiano fra di loro, ma collaborano, lavorano insieme. Hanno creato una rete, potente, ramificata e impegnata. A Chianciano “la Festa della Musica” cresce ad una velocità esponenziale. Con fatica, sono riusciti a far convergere nell’organizzazione i soggetti più disparati ed eterogenei, creando un contesto ricco e partecipato. Dentro al collettivo ci sono un sacco di ragazzi che conosco e che adesso sento molto più vicini. Soprattuto sono più vicini fra di loro, perchè stanno condividendo un percorso, con tutti gli errori, le difficoltà e le contraddizioni che “il fare” comporta. Quello che conta è che a Chianciano ho respirato un’aria nuova, una boccata di ossigeno, una reale voglia di fare e fare bene, e dopo tanto tempo mi sono sentito orgoglioso di questa piccola comunità che emerge, forte fra le macerie di questo paese, e gli auguro il migliore dei futuri possibili.
andre ha ragione, e´ meglio di qualsiasi articolo di giornale.
direttamente dalla germania cugino! baci e complimenti, anche dalla ale
Finalmente qualcuno che non si lamenta e anzi da soddisfazione a coloro che ce la mettono tutta per dare il proprio ad una società bieca e grigia…