Cecco Rivolta Amarcord

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Come da antica tradizione, ogni Santo Natale torno a Chianciano a trovare i miei vecchi. Siccome mia madre conosce bene i miei patimenti legati ad una lunga e forzata permanenza nella terra natia, mi trova sempre delle simpatiche mansioni ascrivibili sotto la voce “lavori dell’omino di casa”. A sto giro mi è toccato spostare mobili, montare una libreria e “sistemare” il garage. Il problema è che nella mia sgangherata famiglia il garage è considerato una specie di stargate, una porta sull’universo dove disperdere l’entropia prodotta dalla vita domestica nell’era del consumo compulsivo. Esso è il luogo di raccolta di ogni oggetto superfluo ma non ancora cestinabile (è un peccato buttarlo..) in attesa che polvere e incuria lo rendano finalmente tale. Ci ho messo quasi due ore solo per ricavarmi lo spazio per poterci entrare dentro, riesumando gli oggetti più improbabili; fra questi un vecchio VHS, depositato lì prima della sua obsolescenza programmata. Sulla copertina fotocopiata e oscurata dalla polvere si leggeva: G.S.A Cecco Rivolta “cronache di un progetto”. Solo a quel punto ho capito cosa avevo ritrovato. Il video in questione era stato realizzato durante il marzo del 2003 con l’intenzione di raccontare il Cecco Rivolta a un pubblico più vasto del movimento antagonista italiano che, a pochi anni dal mattatoio genovese, era ancora intento a leccarsi le ferite. Anche se ai tempi non lo sapevamo, quel video rappresentava uno spartiacque importante nella piccola storia di questo spazio sociale. In quell’anno infatti, per la prima volta si cerca di sistematizzare un’esperienza, la nostra, nel tentativo di trasformarla in un progetto collettivo condiviso. La realizzazione degli orti sociali, ampiamente raccontata nel video, fu il primo decisivo passo per trasformare l’area del Cecco Rivolta in uno spazio pubblico autogestito aperto al quartiere e alla cittadinanza. Dopo tre anni di occupazione, vissuti a mille e #comesenoncifosseundomani, vuoi per i nostri vent’anni, vuoi per la spada di damocle di un possibile sgombero, avevamo l’esigenza di dare un verso alla realtà che avevamo creato, l’esigenza di smettere di buttare nella pentola ingredienti a caso ma di selezionarli con cura, di impostare una rotta, una direzione. Il fatto assurdo è che questo video una volta realizzato, ha girato pochissimo; la grande rete ancora era piccola e poco sviluppata, non c’era twitter e facebook e probabilmente nemmeno youtube. Esisteva Indymedia o quello che ne rimaneva dopo il tracollo, e progetti incredibili e ai tempi fantascentifici come NGvision. Nel video si fa grande sfoggio della nostra Batcaverna; vista con gli occhi di oggi, viene quasi da ridere, ma ai tempi era una cosa veramente potente e innovativa, ed era il centro della produzione di un sacco dei contenuti antagonisti generati dalle nostre menti malate.
Li dentro sono nati e transitati progetti come Autistici/Inventati e Indymedia, copydown e Stampaclandestina e si potevano definire in certa misura delle avanguardie della rivoluzione digitale che di li a poco sarebbe esplosa. Ad ogni modo, questo piccolo video divulgativo fu registrato su una decina di VHS e mandato a visionare ad alcuni personaggi, al tempo da noi considerati strategici; risultato: nel giro di poco, nessuno ritrovava questi VHS e il video originale è andato perduto chissà dove a seguito di chissà quale mutamento. Durante i dieci anni trascorsi dalla sua scomparsa, ogni tanto ci tornava in mente ma nessuno si ricordava bene cosa c’era dentro, quindi si era trasformato in una sorta di moloch senza nome, di un sogno dai contorni contraffatti dal risveglio. Adesso che l’ho ritrovato e convertito in digitale ce lo siamo sparati in prima serata facendoci delle grasse ghignate amarcord; al che abbiamo pensato di socializzarlo, (visto che adesso è così facile) con “il popolo della rete”. Molte delle cose raccontate nel video sono cambiate e quindi non rappresentano più la realtà dei fatti, ma danno un’idea di massima sull’impronta che volevamo lasciare. A dir la verità il risultato sembra un incrocio tra linea verde e un giornalismo d’inchiesta casereccio, ma ci sembra comunque interessante, anche alla luce delle molte evoluzioni che questo piccolo progetto ha affrontato nei suoi 13 anni di storia. Proprio in questi giorni stiamo aspettando l’approvazione tecnica del progetto di autorecupero che abbiamo presentato alla regione e la nascita del primo figlio che rimarrà ad abitare con noi, mi fa piacere pensare che questi figlioli nascano già con una storia alle spalle, che per quanto piccola,  rimarrà comunque una storia condivisa. Buona visione.

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