come si uccidono biblioteche e librerie indipendenti

Strana concatenazione di eventi.  Lunedì pomeriggio sono andato in centro dopo il lavoro. Per puro caso ho trovato nel bauletto del motorino un mazzetto di volantini del compleanno dell’emerson. Visto che avevo un appuntamento da li ad un’ora, ho deciso di fare un salto alla mia vecchia facoltà per seminarne un pò in giro. La Facoltà di Lettere era quasi deserta, ad eccezione degli immortali fricchettoni sparsi nel cortile a cazzeggiare. Dopo breve contemplazione, non li ho ritenuti degni dei miei volantini, considerando il fatto che alcuni di essi li avevo lasciati lì in quella posizione circa sei anni fà. Sono entrato nel vecchio edificio con la curiosità di vedere cosa era cambiato e mi sono accorto che, a parte le fotocopiatrici, tutto è rimasto identico (ai miei tempi le fotocopiatrici erano vecchie e rotte, adesso sono nuove e rotte). Mentre cercavo un posto strategico dove seminare i miei materiali sovversivi, ho incontrato il vecchio responsabile della biblioteca e mi ci sono messo a chiacchiere: come stai, come non stai, ci siamo messi a ricordare il breve periodo in cui io, matricola sfigata, ho lavorato come addetto bibliotecario. Quei due mesi me li ricordo bene, sarà stato il caldo torrido e l’odore di muffa e claustrofobia che si respirava nei meandri del pozzo librario, oppure la fascinazione che provavo a scendere con il montacarichi in fondo a quella montagna di carta. Fatto stà che mi prende voglia di tornarci e chiedo al boss di farmi da Virgilio per un’ultima discesa agli inferi. Lui acconsente senza problemi. Mentre scendiamo mi racconta di come la biblioteca sia ridotta allo sfacelo, senza personale e con grandi difficoltà per l’acquisizione di nuovi testi. L’università è sommersa dai debiti, i fondi stanziati dal governo si sono assottigliati drasticamente nel corso degli ultimi 10 anni, spingendo l’amministrazione dell’ateneo a tagliare risorse alle biblioteche, che lentamente riducono i servizi e non riescono ad archiviare i materiali.  Mi fa vedere i faldoni delle tesi di più di cinque anni fa, impilati in terra e coperti con dei teli, in attesa di essere collocati sugli scaffali. L’odore dei libri mi riempie il cervello e lui sospira perché gli manca poco alla pensione e lascia la biblioteca in una situazione peggiore di come l’ha trovata trent’anni fa.
Pochi giorni dopo, brucando sulla rete, trovo questo articolo sulla pagina di cronaca locale di Repubblica, in cui la responsabile della biblioteca nazionale, annuncia l’imminente riduzione degli orari di apertura, a seguito degli ulteriori tagli dell’ultima finanziaria. I miei ricordi della nazionale non sono felicissimi, visto che per accedere ai testi dovevi essere un vietcong della ricerca bibliografica e un profondo conoscitore della burocrazia interna. Nonostante questo però, dentro quell’edificio si archivia tutto quello che viene pubblicato in Italia. A fare questo immenso lavoro sono solo 196 dipendenti (di cui 45 part-time), contro i quasi 3000 delle biblioteche nazionali di Francia e Inghilterra. Cifre che fanno capire il differente peso che viene dato al ruolo delle biblioteche pubbliche in Italia, rispetto al resto di europa. In soldoni, con il nuovo orario sarà praticamente impossibile accedere ai libri, visto che già prima era un’impresa, contribuendo non poco a rendere la cultura inaccessibile.
Mentre leggevo l’articolo su menzionato, il buon Capa mi manda un link preso da famiglia cristiana su skype. Tralasciando il perché Capa frughi negli archivi di Famiglia Cristiana ( bisogna conoscere il nemico… probabilmente). L’articolo in questione parla di una nuova scuola sperimentale voluta dalla Gelmini e dal ministro alla difesa, che ha la caratteristica di insegnare la costituzione e imparare a sparare con la pistola, affiancando una rigida didattica costituzionale con una preparazione atletica da marines.
Con questa bella impanatura di sconforto trovo un intervento su carmilla, tratto da un libro della minimum fax che si intitola “La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla” che potete trovare qui, dove c’è un interessante analisi sulla fascistizazione in corso dell’istituzione scolastica, che fa da compendio all’articolo di famiglia cristiana.
Come se non bastasse, vado a fare un giro nel blog dei wu-ming e trovo la loro adesione alla campagna contro la nuova legge sul prezzo del libro, che rischia di condannare definitivamente tutte le piccole librerie indipendenti ancora presenti sul territorio, lasciando il mercato in mano alle sole grandi catene distributive, come Mondadori e Feltrinelli. Questo porterà nel tempo ad un ulteriore appiattimento culturale sulle esigenze del mercato di massa, togliendo di mezzo tutte quelle realtà che vendevano libri per passione e non solo per business. se cercate ulteriori informazioni su questa legge potete andare nel blog ufficiale della campagna, dove troverete anche le modalità di adesione.
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